Gianna Emanuela, insieme a tutti i suoi familiari, ringrazia con tutto il cuore il carissimo Leonardo Sellitri, il Parroco Don Cornelio Ibeh e il Gruppo di Preghiera “Amici di Santa Gianna Beretta Molla” in Conversano (Bari), per tutto l’affetto, l’ammirazione e la devozione per la sua Santa Mamma.


Ci incontriamo ogni 28 del Mese presso i locali della parrocchia S. Andrea da ottobre a giugno.

ore 17.00 Incontro
ore 18.00 S. Messa.

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Beato Giovanni Paolo II prega per tutti noi


O Dio, mirabile nei tuoi santi,
ti ringraziamo per aver donato alla Chiesa
il beato Giovanni Paolo II, papa,
e per aver fatto risplendere in lui
la tenerezza della tua paternità,
la gloria della croce di Cristo
e lo splendore dello Spirito di amore.
Egli, confidando totalmente nella tua infinita misericordia
e nella materna intercessione di Maria,
ci ha dato un'immagine viva e penetrante
di Gesù Buon Pastore
e ci ha indicato la santità
come misura alta della vita cristiana ordinaria
e quale strada per raggiungere la comunione eterna con te.
Ravviva in noi la memoria grata del suo insegnamento
e donaci di imitare l'esempio
della sua limpida e tenace testimonianza,
perché nessuno, a qualunque popolo appartenga,
chiuda il suo cuore alla grazia salvifica di Cristo,
unico Redentore dell'uomo. Amen.

Festa di S. Gianna 2011










Si ricorda giovedì 28 aprile l’anniversario della morte di Santa Gianna Beretta Molla. Dopo la Beatificazione Sua Santità disse di lei “Quale eroica testimonianza è la sua, vero canto alla vita, in stridente contrasto con una certa mentalità oggi dilagante! Possa il suo sacrificio infondere coraggio in quanti si adoperano, mediante l’impegno personale e comunitario, nel Movimento per la Vita e in altri simili organismi, perché la dignità intangibile di ogni umana esistenza sia riconosciuta, dal momento del concepimento sino al naturale tramonto, come valore prioritario e fondante rispetto ad ogni altro diritto umano e sociale.”…

Bibliografia


* Antonio Maria Sicari, Il grande libro dei ritratti di santi. Dall'antichità ai giorni nostri, Jaka Book, Milano, 1997, ISBN 8816303247.
* Elio Guerriero, Pietro Molla, Santa Gianna Beretta Molla, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), 2004, ISBN 8821551806
* Gianna Beretta Molla, Il tuo grande amore mi aiuterà a essere forte. Lettere al marito, a cura di Elio Guerriero, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), seconda edizione riveduta, 2005, ISBN 8821540456.
* Maria Teresa Antognazza-Mario Picozzi-Antonio Rimoldi, Gianna Beretta Molla. La vita di famiglia come vocazione, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2007, ISBN 8821558559.
* Ambrogio Cislaghi, Santa Gianna Beretta Molla dei Beretta di Magenta, Comune di Magenta, Magenta, 2009

* Santa Gianna Beretta Molla. Tutti i colori della vita. Donna, sposa, mamma... santa
Autore - Selva Cristina - Editore Shalom

* L'amore più grande. Santa Gianna Beretta Molla
Autore - Pelucchi Giuliana - Editore Paoline Edizioni

Preghiera per la famiglia


Preghiera per la famiglia
con parole dagli scritti di Santa Gianna Beretta Molla

Padre, ti benediciamo
perché l'amore è il sentimento più bello
che Tu hai posto nell'animo degli uomini.
Illumina il cuore dei giovani
a comprendere che amare vuol dire
desiderio di perfezionare se stessi, la persona amata,
superare il proprio egoismo, donarsi.
Fa' che tra gli sposi l'amore
sia totale, pieno, completo,
regolato sulla tua legge.
Con il tuo aiuto e la tua benedizione,
ogni famiglia diventi sempre più
un piccolo cenacolo ove Gesù
regna sopra tutti gli affetti,
i desideri e le azioni.
Sostieni i genitori perché siano
tuoi collaboratori nella creazione
e possano offrire a Te
dei figli che ti amino e ti servano.
Dove è presente qualche dolore,
fa' che gli sposi volendosi sempre bene,
con il tuo aiuto, sappiano insieme sopportarlo.
Concedi a tutti di scoprire e vivere il segreto della felicità:
vivere momento per momento e ringraziarti
di tutto ciò che nella tua bontà
ci mandi, giorno per giorno.
Con te nel cuore, fa' che godiamo della gioia di amarci
e che la portiamo a tutti.
Tu sarai la nostra forza e il nostro aiuto.

Amen



martedì 31 agosto 2010
MAGENTA Al meeting di Rimini una mostra dedicata a Santa Gianna Beretta Molla
Delegazione magentina al meeting di Rimini
MAGENTA Il sindaco Luca Del Gobbo, insieme agli assessori Tino Viglio e Giovanni Lami, al capogruppo del PDL in Consiglio comunale Rocco Morabito ed al consigliere Cristiano Del Gobbo, ha visitato la mostra ‘Santa Gianna Beretta Molla. Una vita per la vita’, allestita al Meeting di Rimini la scorsa settimana. L’esposizione, realizzata per iniziativa della Associazione di Magenta ‘Amici di Santa Gianna’ con il sostegno della Fondazione Santa Gianna Beretta Molla, ha illustrato il profilo biografico (dalla nascita alla morte fino alla canonizzazione della santa magentina da parte di Giovanni Paolo II nel 2004) riscuotendo un enorme successo di pubblico e critica al Meeting.

La folla al meeting per la mostra dedicata a Santa Gianna
‘E’ stato emozionante assistere ad una così intensa partecipazione- racconta il sindaco – a dimostrazione di quanto la figura di Santa Gianna sia amata: in un’epoca come quella in cui stiamo vivendo dove vengono meno i punti di riferimento e dove assistiamo ad una crisi di valori, Gianna Beretta Molla rappresenta l’esempio di moglie, madre e medico che a Magenta ha vissuto la sua santità testimoniando i valori più profondi della cristianità, la sacralità della vita e l’importanza della famiglia. Una vita esemplare che richiama costantemente ai valori della quotidianità, della semplicità, della famiglia e della solidarietà cui tutti noi, istituzioni comprese, dobbiamo guardare per favorire lo sviluppo delle nostre comunità e la crescita della nostra società’.

Il sindaco di Magenta Del Gobbo e altri membri della delegazione
Il presidente dell’Associazione ‘Amici di Santa Gianna’ e consigliere comunale Francesco Bigogno commenta così il successo dell’esposizione al Meeting di Rimini. ‘Per la prima volta un’associazione magentina è stata invitata al Meeting per portare la propria esperienza, un onore per la città di Magenta. Per noi è stato motivo di grande soddisfazione poter allestire questa esposizione e condividere questa esperienza con la figlia Gianna Emanuela (Giannina) e con Madre Virginia Beretta collaborando con loro ‘braccio a braccio’. La mostra è stata visitata da migliaia di persone e, nei giorni di apertura del Meeting, abbiamo venduto più di 2000 libri dedicati alla Santa’.

LA FAMIGLIA


SANTA GIANNA BERETTA MOLLA DEI BERETTA DI MAGENTA



LA FAMIGLIA


I Beretta appartengono a una delle famiglie storiche di Magenta, già molto legata alla Città fin dalla metà del Seicento con i fratelli Giuseppe e Antonio Beretta.
Essi, attraverso Milano, sicuramente provenivano col padre Carlo da Venezia.
Carlo infatti nel 1662 acquista importanti beni immobili a Magenta e, nei documenti milanesi che lo riguardano, è definito figlio di un certo Antonio, “pubblico mercante della città dei Veneziani”.
A Milano Carlo aveva un fratello maggiore, Ambrogio, che presumibilmente gli aveva fatto da apristrada.
Ambrogio e Carlo, tuttavia, dovevano già possedere qualche addentellato parentale in Milano, tant’è che questa famiglia espresse in quegli anni un Sacerdote per l’Arcidiocesi: Don Giovanni Battista Beretta, che fu poi Parroco di Magenta dal 1669 al 1675.

In quel medesimo anno 1669, nasceva a Magenta il primo Beretta di Contrada San Martino (via Roma), Giovanna (Giovanna Margherita), figlia di Giuseppe, il quale però rimarrà a Magenta solo qualche anno, tanto che un suo secondo figlio, Carlo, nascerà probabilmente a Milano.
Dopo il 1669, invece, Antonio Beretta si stabilisce definitivamente a Magenta in Contrada San Martino (via Roma).

Dai fratelli Ambrogio e Carlo, in forza di questi primi, forti legami dei Beretta con Magenta (e per la grande pietà cristiana soprattutto di Ambrogio, che, per ciò che vedremo subito, sembra essere di esempio per Carlo), deriva un duplice, importante lascito testamentario a favore della Città.

Ambrogio acquisiva nel 1677 il Patronato su una Cappella interna alla Parrocchiale di San Martino (allora, col suo Cimitero Comune, in piazza Kennedy, quasi d’angolo con via Roma), con il mantenimento in perpetuo di un Prete in più per Magenta (era la Cappella dei Morti, perché il grande quadro dell’altare, ora nel Santuario di Santa Maria Assunta, uno dei “luoghi di vita” di Santa Gianna, rappresenta le anime del Purgatorio).
Carlo, in modo più impegnativo, acquisisce nel 1687, dopo il fratello, il Patronato sulla Cappella della Madonna del Rosario, nella medesima Parrocchiale, con il mantenimento perpetuo di un secondo Prete in più per Magenta e la manutenzione della Cappella stessa.


L’ ALBERO GENEALOGICO DEI BERETTA TRA SEICENTO E SETTECENTO


A cavallo dei due secoli, i capifamiglia Beretta di Magenta sono quattro (Arcangelo e Alessandro, figli del secondo Antonio e pronipoti del primo Antonio, il mercante di Venezia; più un terzo Antonio, della terza generazione del Seicento e un Giovanni Angelo, congiunti dei primi due e venuti probabilmente da Milano).
Si propone qui di seguito un albero genealogico di questi Beretta. In rilievo si trovano gli ascendenti diretti di Santa.





Proprio Alessandro e Arcangelo, se non anche gli altri due, nel 1706 o appena prima, ristruttureranno radicalmente, nell’antica Parrocchiale di San Martino, la Cappella Beretta, dedicata alla Madonna del Rosario.
L’altare di questa Cappella, al completo, è posto oggi nel Santuario di Santa Maria Assunta.

Ovviamente non si possono seguire le diverse linee dinastiche che, tra Seicento e Settecento, vanno sviluppandosi.
Vedremo solo quella dei Beretta di Contrada San Martino, quella principale, intesa così nel senso della sua durata e dell’aver espresso a Magenta illustri personaggi.
E’ la linea che, derivando da Antonio, il mercante veneziano, arriva fino a Santa Gianna Beretta Molla.


LA LINEA DINASTICA DAL SECONDO ANTONIO A SANTA GIANNA


Antonio, figlio di Carlo e nipote del primo Antonio, il mercante di Venezia.
Dopo il 1669 e dopo il matrimonio con una magentina, si stabilì definitivamente a Magenta, pur mantenendo i contatti con Milano, soprattutto col padre Carlo.
Antonio non è morto a Magenta.
Suo fratello Giuseppe, che pure aveva contratto un matrimonio magentino, dopo qualche anno di permanenza nel Borgo, rientrò con la famiglia a Milano.

Arcangelo, figlio del secondo Antonio, pur non essendo nato a Magenta, vi abitò stabilmente, in Contrada San Martino (l’attuale via Roma). Però all’inizio, venendo da piazza Liberazione, nella casa del primo portone a destra, la quale allora aveva un solo piano.
Fu Notaio. Morì a Magenta nel 1767 e fu sepolto nel Cimitero Comune (che si trovava sul sagrato dell’antica Parrocchiale in piazza Kennedy, dirimpetto all’imbocco di via Leopardi, anche se nel 1767 era ormai stato ampliato sul lato Nord di San Martino, verso via Roma).

Alessandro, figlio del precedente, fu pure Notaio.
Nacque a Magenta nel 1722 e abitò nell’altra casa Beretta, in fondo a via Roma, dove poi sarebbe nata Santa Gianna.
Non è morto a Magenta.

Francesco, figlio del precedente.
Nato a Magenta nel 1749, fu Medico. Morì a Magenta nel 1807 e fu sepolto nel “Cimitero dei Sacerdoti” (anche se, probabilmente, non nella Parrocchiale di San Martino, viste le disposizioni di Napoleone al riguardo, ma nell’area riservata ai Canonici di San Martino al Cimitero).
I suoi numerosi figli, pur tutti nati a Magenta (l’ultimo nel 1800), non ebbero continuità in paese.
Con i figli di Francesco infatti, dopo i sovvertimenti sociali di fatto dovuti ai Francesi e a Napoleone, i Beretta si riducono sostanzialmente a Milano.
In Contrada San Martino a Magenta rimangono però stabilmente prima un fratello Sacerdote del Medico Francesco (Don Carlo Antonio Beretta) e poi, sicuramente nella casa in fondo a via Roma, un altro Sacerdote, nipote del Medico Francesco, Don Pompeo Beretta.
La casa di Don Carlo Antonio e di Don Pompeo era naturalmente frequentata anche dagli altri membri della famiglia, quantunque in modo meno stabile.

Giuseppe, figlio del Medico Francesco, nato a Magenta nel 1780, fu Ragioniere. Si sposò a Milano, già inserito nel mondo della borghesia ottocentesca, a differenza di suo padre, che rappresentava, pur molto positivamente, il mondo del patriziato settecentesco.
Giuseppe prima fu accanto allo zio Don Carlo Antonio, rimasto a Magenta, poi curò personalmente i legami con Magenta di due figli che avevano intrapreso la carriera ecclesiatica: prima inizialmente Arcangelo, quindi Pompeo, che, una volta Prete, fu Coadiutore a Magenta.
Giuseppe è il personaggio dei Beretta che tramanda ai propri discendenti, della seconda metà dell’Ottocento, che l’unica casa avita dei Beretta di Contrada San Martino era quella in fondo a via Roma, dopo che l’altra, all’imbocco della Contrada, era stata venduta.
Nell’unica casa in fondo alla Contrada, Giuseppe morì nel 1846 e fu sepolto nel Cimitero Comunale, ormai corrispondente ai primi Campi dell’attuale Cimitero.

Enrico, figlio di Giuseppe, nacque a Milano nel 1829. Fu Ragioniere.
Per via del padre e del fratello Don Pompeo, frequentò normalmente il paese d’origine. Morì a Milano nel 1906, ma con tutta la famiglia (escluso il figlio Alberto) e col fratello Don Pompeo è sepolto nella Cappella Beretta al Cimitero Comunale di Magenta (lungo il lato Nord del Secondo Campo).
Un altro dei figli, Pietro, fu Medico a Magenta.

Alberto, figlio del precedente, nacque a Magenta nel 1881 e fu Impiegato in ambito amministrativo. Si sposò a Milano e morì a Bergamo nel 1942, ma la sua salma, con quella dei familiari, è stata riportata a Magenta.
E’ il padre di Santa Gianna.

Santa Giovanna Francesca (Santa Gianna), nacque a Magenta, nella casa avita, nel 1922 e qui fu battezzata (lo era stata anche la sorella Zita). Fu Medico. A Magenta si è sposata nel 1955 e a Magenta è morta nel 1962.


I PERSONAGGI ILLUSTRI


Innanzitutto, ovviamente, Santa Gianna e suo fratello, il Cappuccino Padre Alberto Beretta, Medico Chirurgo Missionario in Brasile, per il quale si è aperto il Processo di Canonizzazione.

Ambrogio e Carlo, per gli importanti lasciti testamentari (1677 e 1687) di fatto a favore dei Magentini.

Arcangelo e Alessandro, che, come si è detto, furono Notai, particolarmente stimati dai Magentini del loro tempo per le capacità professionali e per la disponibilità nei confronti dei bisognosi di ogni tipo.
In diverse circostanze la comunità locale fece ricorso ai loro servizi nell’interesse di tutti. Ad Alessandro si deve la cura per l’erezione della antica Parrocchiale di San Martino in Prepositurale, con un Prevosto e un Capitolo di Canonici.

Francesco, Medico, fu molto solerte verso i poveri, con la massima disponibilità: alla morte fu sepolto con i Sacerdoti.
Vengono in mente le parole di Santa Gianna, della quale Francesco è trisnonno, in merito alla professione medica che Gianna definisce come “sacerdotale”.
Francesco pubblicò anche una “Memoria storica della febbre epidemica che infestò le terre del magentini”, edita più volte.


Ci sono poi i Sacerdoti.


A prescindere da Don Giovanni Battista, Parroco a Magenta dal 1669 al 1675, conosciamo altri Sacerdoti appartenuti direttamente alla linea dinastica o a essa strettamente collegati, che hanno esercitato il loro ministero a Magenta o a partire da Magenta.

Dalla prima metà del Settecento alla fine dell’Ottocento, sono testimoniati Don Antonio Maria, del 1705, Don Antonio, del 1714, Don Carlo Antonio, del 1747, Don Giovanni, del 1758, Don Pompeo, del 1822.

Anche se dobbiamo prescindere dalle vicende particolari di questi Sacerdoti, compreso Don Pompeo, al quale è dedicata una via a Magenta, per trentun anni Coadiutore in Città, significativamente coinvolto nella battaglia risorgimentale 4 Giugno 1859, bisogna soffermarsi almeno su Don Carlo Antonio (1747-1828).

Egli era Canonico titolare della Cappella della Madonna del Rosario dei Beretta nell’antica Parrocchiale di San Martino di Magenta, quando nel 1815 o appena dopo, appunto perché sulla Cappella c’era il Patronato Beretta fin dal 1687, si provvide alla sua ristrutturazione.
La ristrutturazione operata precedentemente dai Beretta era stata nel 1706 e aveva mantenuto la dedicazione della Cappella alla Madonna del Rosario.
Ora, nel 1815, dopo le guerre napoleoniche e antinapoleoniche, il nuovo altare non conterrà più la statua della Madonna del Rosario, ma quella della Regina della Pace.

Questa statua, col medesimo significato di pace, fu trasportata nella nuova chiesa Parrocchiale, consacrata nel 1903, l’attuale Basilica di San Martino, la chiesa Parrocchiale di Santa Gianna.
Ai piedi di questa statua, Gianna Beretta e Pietro Molla, subito dopo il matrimonio, affidarono alla Madonna la loro nascente famiglia.

C’è una bella testimonianza di Madre Virginia Beretta, sorella di Gianna, rilasciata proprio a noi dell’Associazione “Amici di Santa Gianna Beretta Molla” di Magenta e riguardante questa statua del 1815: “Quanto pregare davanti a questa Madonnina!”.

Per quanto riguarda la fine Ottocento e il Novecento, vanno ricordati almeno Monsignor Giuseppe Beretta (1862-1942), zio di Santa Gianna, che fu Prevosto a Milano ed è sepolto a Magenta, e il già menzionato Padre Alberto Beretta (1916-2001), fratello di Santa Gianna.


LA CASA AVITA


Inizialmente fu, come già ricordato, quella all’imbocco di Contrada San Martino (in via Roma, provenendo dalla piazza Liberazione, la casa del primo portone a destra, allora di un solo piano).
Poi, col Settecento, si aggiunse la casa in fondo a via Roma, dove nacque Santa Gianna, ora profondamente ristrutturata.
Nel 1826, all’epoca di Giuseppe Beretta (1780-1846), bisnonno di Santa Gianna, fu venduta la prima casa.
Da quella data, la casa in fondo a via Roma fu considerata come casa avita dei Beretta di Contrada San Martino di Magenta.

Effettivamente questa casa in fondo alla Contrada, quasi a ridosso, con la sua estesa vigna, della antica chiesa Parrocchiale, era già abitata dai Beretta della Contrada almeno dal 1770, dai tempi di Alessandro Beretta (nato a Magenta nel 1722), nonno di Giuseppe.
Tuttavia una cartina del 1753 assegna l’area di quella casa (tra l’altro con lo stesso perimetro volumetrico che la caratterizzerà anche molto più avanti nel tempo), a una proprietà di tipo “patrizio”: era l’appartenenza sociale dei Beretta di Contrada San Martino (cioè, nel 1753, dei Notai Arcangelo e Alessandro Beretta).
Ciò non toglie che proprio per questa casa, vuoi per interessi notarili, con la disponibilità dimostrata dai Notai Beretta nei confronti di tutti, vuoi per un colloquio con un Sacerdote, di generazione in generazione sono passati tanti magentini, comprese le ragazze dell’Oratorio che Santa Gianna regolarmente vi ospitava.

Testi e documenti al completo con la bibliografia in:
Ambrogio Cislaghi "Santa Gianna Beretta Molla dei Beretta di Magenta" di prossima pubblicazione (entro Giugno 2008)

LA VITA DI SANTA GIANNA


LA VITA DI SANTA GIANNA

La famiglia

Gianna Beretta Molla nacque a Magenta (Milano), nella casa di campagna dei nonni paterni, da genitori profondamente cristiani, entrambi Terziari francescani, il 4 ottobre 1922, festa di San Francesco d’Assisi, e l’il ottobre, nella Basilica di San Martino, ricevette il S. Battesimo con il nome di Giovanna Francesca.
Era la decima di tredici figli, cinque dei quali morirono in tenera età e tre si consacrarono a Dio: Enrico, medico missionario cappuccino a Grajaù, in Brasile, col nome di padre Alberto; Giuseppe, sacerdote ingegnere nella diocesi di Bergamo; Virginia, medico religiosa canossiana missionaria in India.
La famiglia Beretta visse sino al 1925 a Milano, in Piazza Risorgimento n.10; durante i 18 anni della sua residenza milanese, frequentò assiduamente la Chiesa dei Padri Cappuccini in Corso Monforte.
Nel 1925, dopo che l’influenza spagnola si era portata via tre dei cinque figli che morirono in tenera età, e a seguito di un principio di tubercolosi della sorella maggiore Amalia, di sedici anni, la famiglia si trasferì a Bergamo in Borgo Canale n.1, dove l’aria di collina era più salubre.
Il papà di Gianna, Alberto, nato come lei a Magenta, era impiegato al Cotonificio Cantoni, e fece enormi sacrifici perché tutti i figli potessero studiare sino alla laurea, riducendo tutte quelle spese che riteneva essere spese inutili, come quando, di punto in bianco, smise di fumare il suo sigaro. Uomo dalla fede profonda, dalla pietà sincera, convinta e gioiosa, fu loro di grande esempio cristiano: ogni giorno si alzava alle 5 per recarsi alla 5. Messa ed iniziare così, davanti al Signore e nel Suo nome, la sua giornata di lavoro.
Anche la mamma di Gianna, Maria De Micheli, nata a Milano, era donna dalla fede profonda, dall’ardente spirito di carità, dal carattere umile e al tempo stesso forte, fermo e deciso. Si recava anch’ella ogni giorno alla 5. Messa, insieme ai suoi figlioli, dopo che il marito era partito per raggiungere con il treno, a Milano, il suo posto di lavoro. Mamma Maria si occupò di ciascun figlio come se ne avesse avuto uno solo; correggeva i suoi figlioli aiutandoli a capire i loro sbagli e talvolta bastava il solo sguardo.
Fu loro sempre vicina: imparò persino il latino e il greco per seguirli meglio negli studi.
Gianna, sin dalla prima giovinezza, accolse con piena adesione il dono della fede e l’educazione limpidamente cristiana che ricevette dai suoi ottimi genitori, che con vigile sapienza la accompagnarono nella crescita umana e cristiana e la portarono a considerare la vita come un dono meraviglioso di Dio, ad avere una fiducia illimitata nella Divina Provvidenza, ad essere certa della necessità e dell’efficacia della preghiera. Fu da loro educata all’essenziale, alla sensibilità verso i poveri e le missioni, secondo lo stile francescano.

La vita di Gianna: un dono meravigliosodi Dio

Immersa in questa atmosfera familiare di grande fede e amore per il Signore, Gianna ricevette la sua Prima Comunione a soli cinque anni e mezzo, il 4 aprile 1928, nella Parrocchia Prepositurale di Santa Grata a Bergamo Alta. Da quel giorno andò con la mamma tutte le mattine alla Messa: la S. Comunione divenne “il suo cibo indispensabile di ogni giorno”, sostegno e luce della sua fanciullezza, adolescenza e giovinezza. Il 9 giugno 1930 ricevette la S. Cresima nel Duomo di Bergamo. Crebbe serena, prodigandosi per i fratelli e le sorelle, senza mai stare in ozio: amava tutte le cose belle, la musica, la pittura, le gite in montagna.
In quegli anni non le mancarono prove, sofferenze e difficoltà, che però non produssero traumi o squilibri in Gianna, data la ricchezza e la profondità della sua vita spirituale, ma anzi ne affinarono la sensibilità e ne potenziarono la virtù.
Nel gennaio 1937 morì la sua carissima sorella Amalia, all’età di 26 anni, e la famiglia si trasferì a Genova Quinto al Mare, città che era anche sede universitaria e favoriva, così, lo stare tutti insieme, come era sempre stato desiderio di papà Alberto. Qui Gianna si iscrisse alla 5a ginnasio presso l’Istituto delle Suore Dorotee.
Negli anni della residenza genovese, Gianna maturò profondamente la sua vita spirituale.
Durante un corso di S. Esercizi Spirituali, predicato per le alunne della scuola delle Suore Dorotee dal Padre Gesuita Michele Avedano nei giorni 16-18 marzo 1938, Gianna, a soli quindici anni e mezzo, fece l’esperienza fondamentale e decisiva della sua vita.
Di questi Esercizi è rimasto il quadernetto, di trenta paginette, di Ricordi e Preghiere di Gianna, tra i cui propositi si legge: “Voglio temere il peccato mortale come se fosse un serpente; e ripeto di nuovo: mille volte morire piuttosto che offendere il Signore". E tra le sue preghiere: “O Gesù ti prometto di sottomettermi a tutto ciò che permetterai mi accada, fammi solo conoscere la tua Volontà...". Contribuì in modo determinante a far maturare in pienezza il cammino spirituale di Gianna anche l’azione pastorale dell’ottimo Parroco di Quinto al Mare, il noto liturgista Mons. Mario Righetti: egli, che divenne suo direttore spirituale, l’ebbe attiva collaboratrice nell’Azione Cattolica come delegata delle Piccolissime, e le inculcò l’amore alla liturgia, che fu per lei una fonte di vita spirituale; proprio a Genova ella acquistò il messale quotidiano del Caronti, che usò ogni giorno.
Finita la quinta ginnasiale, i genitori di Gianna credettero bene farle sospendere le scuole per un anno affinchè rinforzasse la sua delicata costituzione, e lei si sottomise docilmente, passando così un anno in dolce compagnia dei genitori, contenta di avere l’occasione di conoscerli maggiormente per poter poi imitare sempre più le loro virtù.
Nell’ottobre 1939 riprese gli studi, frequentando il liceo classico nell’Istituto delle Suore Dorotee di Lido d’Albaro.
I bombardamenti su Genova provarono molto mamma Maria, già debole di cuore, e così la famiglia, nell’ottobre 1941, ritornò a Bergamo, nella casa dei nonni materni a San Vigilio.
Fu qui che Gianna, proprio nell’anno della maturità classica, perse entrambi i genitori, a poco più di quattro mesi di distanza l’una dall’altro, prima la mamma, il 29 aprile 1942, all’età di 55 anni, e poi il papà, il 10 settembre, all’età di 60 anni.

La maturità

Dopo la morte dei genitori, nell’ottobre 1942 Gianna ritornò, con tutti i fratelli e le sorelle, a Magenta, nella casa dove era nata.
Nel novembre dello stesso anno si iscrisse e frequentò la Facoltà di Medicina e Chirurgia, prima a Milano e poi a Pavia, dove si laureò il 30 novembre 1949.
Negli anni dell’università fu giovane dolce, volitiva e riservata, e andò sempre più affinando la sua spiritualità: quotidianamente ella partecipava alla S. Messa e alla S. Comunione, nel Santuario dell‘Assunta nei giorni feriali, faceva la Visita al SS. Sacramento e la meditazione, recitava il S. Rosario.
Furono questi gli anni in cui, insieme alle sorelle Zita e Virginia, Gianna si inserì nella vita della comunità parrocchiale di San Martino, offrendo la propria collaborazione al Parroco, Mons. Luigi Crespi, e lavorando intensamente nell’educazione della gioventù nell’Oratorio delle Madri Canossiane, che divenne la sua seconda casa.

Mentre si dedicava con diligenza agli studi di medicina, tradusse la sua grande fede in un impegno generoso di apostolato tra le giovani nell’Azione Cattolica e di carità verso i vecchi e i bisognosi nelle Conferenze delle Dame di San Vincenzo, sapendo che “a Dio piace chi dona con entusiasmo” (2 Cor. 9,7):
amava Dio e desiderava e voleva che molti lo amassero.
L’impressione che lasciava è riassunta da una sua compagna di liceo:
“Gianna donava il suo sorriso aperto, pieno di dolcezza e di calma, riflesso della gioia serena e profonda dell’anima in pace”.
Dopo la laurea in Medicina, il 1 luglio 1950 Gianna aprì un ambulatorio medico INAM a Mesero, mentre a Magenta continuò a sostituire, al bisogno, il fratello medico Ferdinando.
Si specializzò in Pediatria a Milano il 7 luglio 1952, e predilesse, tra i suoi assistiti, poveri, mamme, bambini e vecchi.

Mentre compiva la sua opera di medico, che sentiva e praticava come una missione, premurosa di aggiornare la sua competenza e di giovare al corpo e all’anima della sua gente, accrebbe il suo impegno generoso nell’Azione Cattolica, prodigandosi per le “giovanissime”, e, al tempo stesso, continuò a sfogare con la musica, la pittura, lo sci e l’alpinismo la sua grande gioia di vivere e di godersi l’incanto del creato.
Si interrogava, pregando e facendo pregare, sulla sua vocazione, che considerava anch’essa un dono di Dio, perché: “Dal seguire bene la nostra vocazione dipende la nostra felicità terrena ed eterna.”
Le lettere del fratello padre Alberto, che parlavano del lavoro cui doveva far fronte da solo ogni giorno, maturarono in lei la specifica vocazione missionaria e la decisione di raggiungerlo a Grajaù per aiutarlo. Ma la sua costituzione fisica non era robusta, e il suo direttore spirituale riuscì a convincerla che questa non era la sua strada. Gianna si rasserenò e attese che il Signore le desse un segno.
L’8 dicembre 1954, in occasione della celebrazione della Prima Messa di padre Lino Garavaglia da Mesero, Gianna ebbe il suo primo incontro ufficiale con l’uomo della sua vita, l’ingegner Pietro Molla, dirigente della S.A.F.F.A., la famosa fabbrica di fiammiferi di Magenta, appartenente egli pure all’Azione Cattolica e laico impegnato nella sua parrocchia di Mesero; Gianna e Pietro erano stati entrambi invitati da padre Lino Garavaglia.

Il fidanzamento e il matrimonio

Il fidanzamento ufficiale si tenne l’11 aprile 1955, lunedì di Pasqua, con la S. Messa celebrata da Don Giuseppe, fratello di Gianna, nella Cappella delle Madri Canossiane a Magenta.
Gianna e Pietro vissero il loro amore alla luce della fede. “Carissimo Pietro...“, gli scrisse Gianna nella sua prima lettera, il 21 febbraio 1955, “ora ci sei tu, a cui già voglio bene ed intendo donarmi per formare una famiglia veramente cristiana.” “Ti amo tanto tanto, Pietro,” - gli scrisse il 10 giugno 1955 - “e mi sei sempre presente, cominciando dal mattino quando, durante la S. Messa, all‘Offertorio, offro, con il mio, il tuo lavoro, le tue gioie, le tue sofferenze, e poi durante tutta la giornata fino allasera" Gianna godette il periodo del fidanzamento, radiosa nella gioia e nel sorriso. Ringraziava e pregava il Signore. Era chiarissima nei suoi propositi e nelle progettazioni della nuova famiglia, e, al tempo stesso, era meravigliosa nel trasmettere a Pietro la sua grande gioia di vivere, nel chiedergli come doveva essere e ciò che doveva fare per renderlo felice, nell’invitarlo a ringraziare con lei il Signore per il dono della vita e di tutte le cose belle. Si preparò spiritualmente a ricevere il “Sacramento dell’Amore” con un triduo, S. Messa e S. Comunione, che propose anche al futuro marito: Pietro nella Chiesetta della Madonna del Buon Consiglio a Ponte Nuovo, lei nel Santuario dell‘Assunta a Magenta. Pietro ringraziò Gianna del santo pensiero del Triduo, e lo accolse con tutto l’entusiasmo.
Gianna e Pietro si unirono in matrimonio il 24 settembre 1955, nella Basilica di San Martino a Magenta.
Si stabilirono a Ponte Nuovo, nell’accogliente villetta riservata alla famiglia del Direttore degli Stabilimenti S.A.F.F.A., a pochi metri di distanza dalla Chiesetta della Madonna del Buon Consiglio, dove Gianna si recò quotidianamente a pregare e a partecipare alla 5. Messa.
Nella piccola frazione di Ponte Nuovo Gianna, dal 1956, svolse con dedizione il compito di responsabile del Consultorio delle mamme e dell’Asilo nido facenti capo all’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (O.N.M.I.), e prestò assistenza medica volontaria nelle Scuole Materna ed Elementare di Stato.

Fu moglie felice, e il Signore presto esaudì il suo grande desiderio di diventare mamma più che felice di tanti bambini: il 19 novembre 1956 nacque Pierluigi, l’11 dicembre 1957 Maria Zita (Mariolina) e il 15 luglio 1959 Laura, tutti e tre nati nella casa di Ponte Nuovo.
Gianna seppe armonizzare, con semplicità ed equilibrio, i suoi doveri di madre, di moglie, di medico a Mesero e a Ponte Nuovo, e la sua grande gioia di vivere.
In questa armonia, continuò a vivere la sua grande fede, conformando ad essa il suo operare e ogni sua decisione, con coerenza e gioia. Nella comunione di vita e d’amore della famiglia, che la nascita dei figli aveva reso ancora più ampia ed impegnativa, Gianna si sentì sempre pienamente appagata.

Nel settembre 1961, verso il termine del secondo mese di una nuova gravidanza, Gianna fu raggiunta dalla sofferenza e dal mistero del dolore: si presentò un voluminoso fibroma, tumore benigno, all’utero.
Prima dell’intervento operatorio di asportazione del fibroma, eseguito nell’Ospedale San Gerardo di Monza, pur ben sapendo il rischio che avrebbe comportato il continuare la gravidanza, supplicò il chirurgo di salvare la vita che portava in grembo e si affidò alla preghiera e alla Provvidenza.
La vita fu salva. Gianna ringraziò il Signore e trascorse i sette mesi che la separavano dal parto con impareggiabile forza d’animo e con immutato impegno di madre e di medico. Trepidava e temeva anche che la creatura che portava in grembo potesse nascere sofferente e pregava Dio che così non fosse.
Alcuni giorni prima del parto, pur confidando sempre nella Provvidenza, era pronta a donare la sua vita per salvare quella della sua creatura.
“Mi disse esplicitamente” - ricorda il marito Pietro - “con tono fermo e al tempo stesso sereno, con uno sguardo profondo che non dimenticherò mai: “Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete - e lo esigo - il bimbo. Salvate lui”.
Pietro, che conosceva benissimo la generosità di Gianna, il suo spirito di sacrificio, la ponderatezza e la forza delle sue scelte e delle sue decisioni, si sentì nell’obbligo di coscienza di doverle rispettare, anche se potevano avere conseguenze estremamente dolorose per lui e per i loro figli.
Per Gianna la creaturina che portava in grembo aveva gli stessi diritti alla vita di Pierluigi, Mariolina e Laura, e lei sola, in quel momento, rappresentava, per la creaturina stessa, lo strumento della Provvidenza per poter venire al mondo; per gli altri figli, la loro educazione e la loro crescita, ella faceva pieno affidamento sulla Provvidenza attraverso i congiunti.
La scelta di Gianna fu dettata dalla sua coscienza di madre e di medico e può essere ben compresa solo alla luce della sua grande fede, della sua ferma convinzione del diritto sacro alla vita, dell’eroismo dell’amore materno e della piena fiducia nella Provvidenza.

2 ottobre 1961

Carissimo Padre Alberto, abbiamo avute tue notizie da Don Giuse’ e dalla Zia Fiera, e siamo felici anche noi di saperti felicissimo dopo la tua Professione. Ormai sono due settimane che sono tornata dall‘Ospedale e, grazie a Dio, la gravidanza continua. Sto proprio bene, e, anche se il vomito non sta via, sto riprendendo le forze ogni giorno più. I bambini stanno bene. Sono tornati una settimana fa da Courmayeur sani e vispi. Oggi, i due maggiori hanno ripreso a frequentare l’asilo, felici e beati. Lauretta invece mi fa compagnia. E’ una chiacchierina ed anche lei non sta mai ferma un momento. Pietro ha sempre tanto lavoro, ma sta bene. Ti saluta tanto tanto. Ieri ci sono stati i funerali dello Zio Angelo Bombelli. E‘ morto tre giorni fa, in seguito ad un investimento. Stava per attraversare la strada di Sordello, a braccio della Zia, quando una motocicletta l’ha investito. Purtroppo ha battuto la testa e, dopo due ore, è morto all‘ Ospedale di Como. La Zia invece sta bene, era anche lei ai funerali. E‘ stata per tutti una brutta scossa; e pensare che stava proprio bene in questi ultimi tempi. Fiat! Tutto l’altro parentado bene. L’abbiamo visto ieri ai funerali. Virginia ha scritto che sta bene, e che ha tanti ammalati anche lei. Quelli che più le danno da pensare sono le mamme... ma che poi va sempre tutto bene, grazie a Dio. Anche a lei succedono scenette comiche, che la fanno stare allegra. Ciao, Padre Alberto, prega per me, che a Pasqua, quando nascerò il mio angioletto, tutto debba andar bene. Grazie e tanti saluti da noi tutti J‘Don Giuseppe, fratello di Gianna,’ Fiera De Micheli, sorella della mamma di Gianna. ‘Padre Alberto, fratello di Gianna, medico Cappuccino, aveva terminato il Noviziato, e stava per ritornare a Grajaù, Brasile, dove era missionario. ‘Madre Virginia, sorella di Gianna, Canossiana, medico, era missionaria in India. Il sacrificio e il dono della vita

Nel pomeriggio del 20 aprile 1962, Venerdì Santo, Gianna fu nuovamente ricoverata nell’Ospedale S.Gerardo di Monza, dove le fu provocato il parto, per espletarlo per vie naturali, ritenuta la via meno rischiosa, senza esito favorevole.
Il mattino del 21 aprile, Sabato Santo, diede alla luce Gianna Emanuela, per via cesarea, e per Gianna iniziò il calvario della sua passione, che si accompagnò a quella del suo Gesù sul Monte Calvario.
Già dopo qualche ora dal parto le condizioni generali di Gianna si aggravarono: febbre, sempre più elevata, e sofferenze addominali atroci per il subentrare di una peritonite settica.
“Gianna”, ricorda la sorella Madre Virginia, che, rientrata inspiegabilmente e provvidenzialmente dall’India potè assisterla nella sua agonia, “solo raramente svelava le sue sofferenze. Ha rifiutato ogni calmante per essere sempre consapevole di quanto avveniva e presente a se stessa. Non solo, ma per essere lucida nel suo rapporto con il suo Gesù, che costantemente invocava”. “Sapessi quale conforto ho ricevuto baciando il tuo Crocifisso!”, le disse Gianna, “Oh, se non ci fosse Gesù che ci consola in certi momenti!..."
“Attingeva la forza del suo saper soffrire”, ricorda ancora Madre Virginia, “dalla preghiera intima manifestata in brevi espressioni di amore e di offerta: “Gesù ti amo” — “Gesù ti adoro” — “Gesù tua Gianna”

Nonostante tutte le cure praticate, le sue condizioni peggiorarono di giorno in giorno.



Desiderò ricevere Gesù Eucaristico anche giovedì e venerdì: causa l’incoercibile vomito, con suo grande rincrescimento, per non mancare di rispetto al Signore, si accontentò di ricevere sulle labbra una minima parte dell’Ostia.
Il fratello Ferdinando aveva accettato da Gianna l’incarico di avvisarla quando fosse giunto il momento della sua morte con una frase stabilita. Ferdinando non ebbe il coraggio di eseguirlo: ne incaricò Madre Virginia, che, al momento opportuno, disse a Gianna:
“Coraggio, Gianna, Papà e Mamma sono in Cielo che ti aspettano: sei contenta di andarvi?” “Nel movimento del suo ciglio”, ricorda Madre Virginia, “si potè leggere la sua completa e amorevole adesione alla Volontà Divina, anche se velata dalla pena di dover lasciare i suoi amati figli ancor tanto piccoli. Gianna, come il suo Gesù, si consegnò al Padre”.
All’alba del 28 aprile, Sabato in Albis, venne riportata, come da suo desiderio precedentemente espresso al marito Pietro, nella sua casa di Ponte Nuovo, dove morì alle ore 8 del mattino. Aveva solo 39 anni.
I suoi funerali, celebrati nella Chiesetta di Ponte Nuovo, furono una grande manifestazione unanime di profonda commozione, di fede e di preghiera.

Fu sepolta nel Cimitero di Mesero, dove riposa tuttora nella Cappella di famiglia, mentre rapidamente si diffuse la fama di santità per la sua vita e per il gesto di amore grande, incommensurabile, che l’aveva coronata.

PREGHIERE E "MESSAGGI"

PREGHIERE E "MESSAGGI"

Autore : SANTA GIANNA BERETTA MOLLA

Preghiera a Gesù

O Gesù, Ti prometto di sottomettermi a tutto
ciò che permetterai mi accada, fammi solo conoscere
la Tua Volontà.
Mio dolcissimo Gesù, Dio infinitamente misericordioso,
Padre tenerissimo delle anime, e in modo particolare
delle più deboli, delle più miserabili, delle più inferme
che porti con tenerezza speciale
fra le Tue braccia divine, vengo a Te per chiederTi, per
l'amore e i meriti del Tuo Sacro Cuore, la grazia di
comprendere e di fare sempre la Tua santa volontà, la
grazia di confidare in Te, la grazia di riposarmi
sicuramente per il tempo e per l'eternità nelle Tue
amorose braccia divine.
(dai manoscritti di Santa Gianna)

Messaggio ai giovani

Occorre incarnarsi sull'esempio di Gesù, che vuoI dire:
rendere la verità visibile nella propria persona, rendere la
verità amabile, offrendo in se stessi un esempio attraente
e, se possibile, eroico. Vuoi dire imitare Gesù, che nacque
povero, visse povero e morì povero. Vuoi dire
manifestare attraverso la nostra umanità Gesù Cristo e la
bellezza della vita secondo il Vangelo. VuoI dire
mettere in conto il soffrire. Le anime si acquistano
con l'esempio, con la parola, ma soprattutto
col sacrificio. La semigenerosità il Signore
non l'amava.
(dagli Appunti per una conferenza alle giovani di
Azione Cattolica, anni 1944-1 948)

Messaggio agli uomini e alle donne di oggi

“Le vie del Signore sono tutte belle, purché il fine
sia sempre quello: salvare la nostra anima, e riuscire
a portare tante altre anime sante in paradiso, per dare
gloria a Dio”. “Sorridere a Dio, da cui ci viene ogni
dono. Sorridere ai genitori, fratelli, sorelle, perché
dobbiamo essere fiaccole di gioia, anche quando ci
impongono doveri che vanno contro la nostra
superbia. Sorridere sempre, perdonando le offese.
Sorridere in società, bandendo ogni critica e
mormorazione. Sorridere a tutti quelli che il Signore
ci manda durante la giornata. Il mondo cerca la gioia
ma non la trova, perché lontano da Dio. Noi, che
abbiamo compreso che la gioia viene da Gesù, con
Gesù nel cuore portiamo la gioia. Egli sarà la forza
che ci aiuta”.
(dai Manoscritti, anni 1946-1949)

Preghiera alla Madonna

O Maria,
nelle tue materne mani mi rimetto e mi abbandono
interamente, sicura di ottenere quello che Ti chiedo.
Di Te mi fido,
perché sei la mia dolce Madre, in Te confido,
perché sei la Madre di Gesù, a Te mi affido.
In questa fiducia riposo sicura di essere in tutto
esaudita, con questa fiducia nel cuore Ti saluto
“Mater mea, fiducia mea”; a Te interamente mi
consacro, pregandoTi di ricordarTi
che sono cosa e possessione tua:
guardami e difendimi, o dolce Madre, e, in ogni
istante di mia vita, presentami Tu stessa al tuo Figlio
Gesù.
(dai manoscritti di Santa Gianna)

Messaggio ai fidanzati e alle famiglie

Quando penso al nostro grande amore reciproco, non
faccio che ringraziare il Signore. E proprio vero che
l'amore è il sentimento più bello che il Signore ha posto
nell'animo degli uomini. E noi ci vorremo sempre bene -
come ora, Pietro. Pietro, vorrei poterti dire tutto ciò che
sento e ho nel cuore, ma non ne sono capace, e tu che
ormai bene conosci i miei sentimenti, sappimi leggere
ugualmente. Pietro carissimo, sono certa che mi renderai
sempre felice come lo sono ora e che il Signore esaudirà
le tue preghiere, perché chieste da un cuore che Lo ha
sempre amato e servito santamente... Così con l'aiuto e la
benedizione di Dio faremo di tutto perché la nostra nuova
famiglia abbia ad essere un piccolo cenacolo, ove Gesù
regni sopra tutti i nostri affetti, desideri ad azioni. Pietro
mio, mancano pochi giorni e mi sento tanto commossa ad
accostarmi a ricevere il Sacramento dell'Amore.
Diventiamo collaboratori di Dio nella creazione,
possiamo così dare a Lui dei figli che Lo amino e Lo
servano. Pietro, sarò capace di essere la sposa e la
mamma che tu hai sempre desiderato? Lo voglio
proprio, perché tu lo meriti e perché ti voglio
tanto bene.

(dalla Lettera al fidanzato Pietro Molla,
4 settembre 1955)

Messaggio ai laici di azione cattolica

Il Signore desidera vederci accanto a Lui per
comunicarci, nel segreto della preghiera, il segreto
della conversione delle anime che avviciniamo Non
ci dovrebbe essere nessuna giornata della vita di un
apostolo che non comprenda un tempo determinato
per un po' di raccoglimento ai piedi di Dio. [...] Si,
lavorare, sacrificarsi, non per trarne reputazione ma
solo per la gloria di Dio. Seminare, gettare il nostro
piccolo seme senza mai stancarci. Non fermiamoci
troppo a considerare quello che ci sarà. E se dopo
aver lavorato nel miglior modo possibile, ne deriva
un insuccesso, accettiamolo generosamente; un
insuccesso accettato bene da un apostolo, che aveva
impiegato tutti i mezzi per riuscire, è più benefico di
salvezza che non un trionfo.

(dagli Appunti per una conferenza alle giovani di Azione
Cattolica di Magenta, 11 novembre 1946)

Messaggio ai medici e agli operatori sanitari

Tutti nel mondo lavoriamo in qualche modo
a servizio degli uomini. Noi medici direttamente
lavoriamo sull'uomo. Il nostro oggetto di scienza e di
lavoro è l'uomo che dinanzi a noi ci dice di se stesso:
“aiutami” e aspetta da noi la pienezza della sua
esistenza. Gesù ci direbbe: chi è l'uomo. Non è solo
corpo - in quel corpo c'è un pensiero - una volontà,
che è capace di andare incontro alla sofferenza. C'è
nel corpo uno spirito e come tale immortale. [...]
Cosa vi direbbe Gesù? Dovete mettere ogni cura su
questo corpo. Dio ha innestato il divino nell'umano
così tutto ciò che facciamo assume maggiore valore.
Oggi c'è purtroppo superficialità anche nel nostro
lavoro. [...] Fare del bene:
noi abbiamo delle occasioni che il sacerdote non ha.
La nostra missione non è finita quando le medicine
non servono più. C'è l'anima da portare a Dio e la
nostra parola avrebbe autorità. [...] Gesù dice: “Chi
visita il malato, aiuta me”. Come il sacerdote può
toccare Gesù, così noi medici tocchiamo Gesù nel
corpo dei nostri ammalati: poveri, giovani, vecchi,
bambini. Che Gesù si faccia vedere in mezzo a noi.

(Dai Manoscritti, anni 1950-1953)

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CANONIZZAZIONE DI GIANNA BERETTA MOLLA A SAN PIETRO IN VATICANO

Autore : SUA SANTITÀ PAPA GIOVANNI PAOLO I

Dall’Omelia di Santità Giovanni Paolo II domenica 16 maggio 2004

1. “Vi dò la mia pace” (Gv 14,27). Nel tempo pasquale ascoltiamo spesso questa promessa di Gesù ai suoi discepoli. La pace vera è frutto della vittoria di Cristo sul potere del male, del peccato e della morte. Quanti lo seguono fedelmente diventano testimoni e costruttori della sua pace.

In questa luce mi piace contemplare i sei nuovi Santi, che la Chiesa addita oggi all’universale venerazione: Luigi Orione, Annibale Maria Di Francia, Josep Manyanet y Vives, Nimatullah Kassab Al-Hardini, Paola Elisabetta Cerioli, Gianna Beretta Molla.

(…)



7. Dell’amore divino Gianna Beretta Molla fu semplice, ma quanto mai significativa messaggera. Pochi giorni prima del matrimonio, in una lettera al futuro marito, ebbe a scrivere: “L’amore è il sentimento più bello che il Signore ha posto nell’animo degli uomini”.

Sull’esempio di Cristo, che “avendo amato i suoi… li amò sino alla fine” (Gv 13,1), questa santa madre di famiglia si mantenne eroicamente fedele all’impegno assunto il giorno del matrimonio. Il sacrificio estremo che suggellò la sua vita testimonia come solo chi ha il coraggio di donarsi totalmente a Dio e ai fratelli realizzi se stesso.

Possa la nostra epoca riscoprire, attraverso l’esempio di Gianna Beretta Molla, la bellezza pura, casta e feconda dell’amore coniugale, vissuto come risposta alla chiamata divina!



8. “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14,28). Le vicende terrene di questi sei nuovi Santi ci spronano a perseverare sulla propria strada, confidando nell’aiuto di Dio e nella materna protezione di Maria. Dal cielo ora veglino su di noi e ci sostengano con la loro potente intercessione.




L’udienza del Papa ai pellegrini, lunedì 17 maggio 2004





“Dopo la solenne celebrazione di ieri, in cui ho avuto la gioia di proclamare sei nuovi Santi, sono lieto di incontrare voi, legati a loro da speciali vincoli di affetto spirituale. Nel rivolgervi il mio cordiale saluto, vorrei ora, insieme con voi, soffermarmi a riflettere brevemente sulla devozione mariana di questi Santi....” il Papa ha cominciato a dire.

Dopo di che, riferendosi a santa Gianna, ha continuato: “Anche Gianna Beretta Molla nutrì una profonda devozione verso la Madonna. Il riferimento alla Vergine è ricorrente nelle lettere al fidanzato Pietro e nei successivi anni della sua vita, specialmente quando fu ricoverata per l’asportazione del fibroma, senza mettere in pericolo la creatura che portava in grembo.

Fu proprio Maria a sostenerla nell’estremo sacrificio della morte, a conferma di quanto lei stessa aveva sempre amato ripetere: “Senza l’aiuto della Madonna, in Paradiso non si va”.

Infine il Papa ha concluso: “Carissimi, vi aiutino questi nuovi Santi a far tesoro della loro lezione di vita evangelica. Seguitene le orme e imitatene, in modo particolare, la filiale devozione alla Vergine Maria, per progredire sempre, alla sua scuola, sulla via della santità.
Con questo auspicio, che accompagno con la preghiera, rinnovo a tutti voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.”

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NOTIZIE UTILI PER PELLEGRINAGGI E VISITE

Magenta:

· Casa natale di Gianna, in via Roma 89.

· Basilica di San Martino, dove Gianna è stata battezzata, l’11 ottobre 1922, e dove si è sposata, il 24 settembre 1955, con l’ing. Pietro Molla.

· Istituto Canossiano, con l’Oratorio che fu, per Gianna, la sua seconda casa.

L’Istituto ospita la Mostra fotografica permanente di Santa Gianna: “Una vita per la vita”, curata in 6 diverse lingue dalla Fondazione Santa Gianna Beretta Molla, e realizzata dall’Associazione Amici di Santa Gianna (Cell. 349 7795548 e-mail: info@amicidisantagianna.org

sito internet: www.amicidisantagianna.org).

· Chiesa di Santa Maria Assunta, dove Gianna frequentava la S. Messa nei giorni feriali.













Per informazioni: Parrocchia San Martino, Via Roma 39. Tel. 02. 97 298 342

Cell. 333 2496828 e-mail: smartino.magenta@tin.it

Magenta è situata a 25 chilometri a ovest di Milano. E’ collegata con la ferrovia Milano-Torino, con l’autostrada Milano-Torino, casello Marcallo-Mesero, e dista 24 chilometri dall’aeroporto internazionale di Malpensa



Ponte Nuovo di Magenta:

· Casa sponsale, dove Gianna ha vissuto da sposa e da mamma, dall’ottobre 1955 all’aprile 1962, sulla via per Novara.

· Chiesetta dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, dove Gianna si è recata quotidianamente a pregare e a frequentare la S. Messa dall’ottobre 1955 all’aprile 1962.

· Scuola Elementare di Stato “Gianna Molla Beretta”, dove Gianna prestò assistenza medica volontaria dal 1956 all’aprile 1962.





Per informazioni: Parrocchia San Giuseppe Lavoratore, Via Bottego, 9.

Tel. 02. 97 297 252 e-mail: donariva@qQtiscali.it

Ponte Nuovo è situato a 3 chilometri a ovest di Magenta, sulla strada statale Milano-Novara-Torino.



Mesero:

*

Ambulatorio di Gianna, prospiciente Piazza Gianna Beretta Molla, nella casa in cui si trova anche l’abitazione dell’ing. Pietro Molla, della figlia Gianna Emanuela e di altri loro familiari, in via Monte Rosa 2. Chi desidera visitare l’Ambulatorio, può contattare telefonicamente Gianna Emanuela al numero: 02. 97 87 031 (con segreteria telefonica).
*

Tomba di Gianna, nel Camposanto, a sinistra dell’ingresso, nella Cappella della famiglia Molla. Con piccoli gruppi è possibile celebrare la S. Messa anche all’interno della Cappella.
*

Santuario della Famiglia “Santa Gianna Beretta Molla”, dal recupero e dal restauro della vecchia Chiesa Parrocchiale.

Per informazioni: Don Tiziano Sangalli, Rettore del Santuario della Famiglia, diocesano, dedicato a Santa Gianna.

Tel. 02. 97 86 035 Cell. 338 3147550 e-mail: don.tiziano@yahoo.it

sito internet: www.santuariosantagianna.it

Mesero è situato a 4 chilometri a nord di Magenta e dista 1,5 chilometri dal casello Marcallo-Mesero dell’autostrada Milano-Torino. Si trova a sud dell’aeroporto internazionale di Malpensa, da cui dista 20 chilometri.

M O S T R A F O T O G R A F I C A “Santa Gianna Beretta Molla. Una vita per la vita”

M O S T R A F O T O G R A F I C A
“Santa Gianna Beretta Molla. Una vita per la vita”

La Fondazione Santa Gianna Beretta Molla, in particolare Gianna Emanuela Molla, ha realizzato, con l’aiuto essenziale della cugina Rita Beretta per la grafica, la Mostra Fotografica “Santa Gianna Beretta Molla. Una vita per la vita”.

La Mostra è composta di 16 Pannelli, delle dimensioni di 70 x 100 cm. ciascuno, che illustrano, con bellissime fotografie, la vita di Gianna, secondo questo ordine:

· pannello titolo: “Santa Gianna Beretta Molla. Una vita per la vita.”

· Pannello I : il pensiero su Gianna del Cardinale Carlo Maria Martini, da Lui fatto porre sul retro della medaglia di Beatificazione, 24 aprile 1994; Preghiera.

· Pannello II : La famiglia di Gianna. Gianna’s family.

· Pannello III : La giovinezza di Gianna. Gianna’s youth.

· Pannello IV : Gli anni della maturità diGianna in Azione Cattolic nelle

Conferenze di San Vincenzo. The years of Gianna’s maturity: in Catholic Action and St. Vincent de Paul Society.

· Pannello V : Gianna è medico pediatra. Gianna is a pediatrician.

· Pannello VI :La missione di Gianna come medico e il suo amore per la vita.

Gianna’s mission as a doctor and her love for life.

· Pannello VII : Gianna ricerca la sua vocazione: il matrimonio e la famiglia.

Gianna in search for her vocation: marriage and family.

· Pannello VIII : Gianna è sposa e moglie felice.

Gianna is a bride and happy wife.

· Pannello IX : Gianna è mamma più che felice. Gianna is a happy mother.

· Pannello X : Gianna è mamma, moglie e medico.

Gianna is a mother, a wife and a doctor.

· Pannello XI : Il mistero del dolore e la fiducia di Gianna nella Provvidenza.

The mystery of pain and Gianna’s trust in God’s Providence.

· Pannello XII : Gianna è pronta a donare la sua vita.

Gianna is ready to give her life.

· Pannello XIII : Il sacrificio di Gianna e la diffusione della sua santità.

Gianna’s sacrifice and the spreading of her sanctity.

· Pannello XIV : La Beatificazione e la Canonizzazione di Gianna.

Gianna’s Beatification and Canonization.

· Pannello XV : La Fondazione Santa Gianna Beretta Molla.

L’Associazione “Amici di Santa Gianna Beretta Molla”.

Il documentario: “La scelta di amare. Vita di S. Gianna

Beretta Molla”.

I testi dei Pannelli I-XIV, compresi i manoscritti di Gianna, sono in sei diverse lingue: italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese; il pensiero su Gianna del Cardinale Carlo Maria Martini e le didascalie delle fotografie sono in lingua italiana e inglese.

La Mostra Fotografica è ospitata, in forma
permanente:

· a Magenta, Milano, nella Chiesetta di San Biagio dell’Istituto delle Madri Canossiane, per iniziativa dell’Associazione “Amici di Santa Gianna” (Cell. 349 7795548 ; e-mail : info@amicidisantagianna.org ; sito internet: www.amicidisantagianna.org). L’Oratorio dell’Istituto Canossiano fu, per Gianna, la sua seconda casa.

· A Trarego-Viggiona, Verbania, Diocesi di Novara, presso la Parrocchia di San Maurizio e San Martino, per iniziativa del Parroco, Don Eraldo De Agostini.

A Viggiona Gianna ha trascorso, ai tempi della sua giovinezza, molti periodi di vacanza presso la casa di villeggiatura della sua famiglia Beretta; la casa ora è stata donata alla Parrocchia di Viggiona.

· Al Sacro Monte di Varallo, Vercelli, Diocesi di Novara, presso il Santuario Santa Maria Assunta, per iniziativa di Maria Rosa Stoppa (Suor Franca), Vice Presidente dell’Associazione “Amici di Santa Gianna”.

La Mostra Fotografica è disponibile, in forma itinerante, per chi desidera ospitarla, per un certo periodo, presso la propria Parrocchia o altra sede (rivolgersi alla Fondazione Santa Gianna oppure all’Associazione “Amici di Santa Gianna”).

Pannello II

Pannello IV

Pannello VIII



L’Associazione “Amici di Santa Gianna” di Magenta ha realizzato un libretto-estratto della Mostra Fotografica in lingua italiana, che è possibile richiedere all’Associazione stessa o alla Fondazione Santa Gianna.

PREGHIERA E NOVENA

P R E G H I E R A



La preghiera scelta dal Comitato organizzatore promosso dalla Curia Arcivescovile di Milano per festeggiare la canonizzazione di Gianna ne focalizza ottimamente la vita, la testimonianza, il messaggio e la santità.



Dio, che ci sei Padre,

ti diamo lode e ti benediciamo

perché in Santa Gianna Beretta Molla

ci hai donato e fatto conoscere

una donna testimone del Vangelo

come giovane, sposa, madre e medico.

Ti ringraziamo perché,

anche attraverso il dono della sua vita,

ci fai imparare ad accogliere ed onorare ogni creatura umana.



Tu, Signore Gesù,

sei stato per lei riferimento privilegiato.

Ti ha saputo riconoscere

nella bellezza della natura.

Mentre si interrogava sulla sua scelta di vita,

andava alla ricerca di te e del modo migliore per servirti.

Attraverso l’amore coniugale si è fatta segno

del tuo amore per la Chiesa e per l’umanità.

Come te, buon samaritano, si è fermata

accanto ad ogni persona malata, piccola e debole.

Sul tuo esempio e per amore,

ha donato tutta se stessa, generando nuova vita.



Spirito santo, fonte di ogni perfezione,

dona anche a noi sapienza, intelligenza e coraggio perché,

sull’esempio di Santa Gianna e per sua intercessione,

nella vita personale, familiare, professionale,

sappiamo metterci al servizio di ogni uomo e donna

e crescere così nell’amore e nella santità.



Amen



Con approvazione ecclesiastica





N O V E N A

P E R O T T E N E R E G R A Z I E C O N L’ I N T E R C E S S I O N E D I
S A N T A G I A N N A B E R E T T A M O L L A



O Dio, nostro Padre, tu hai donato alla tua Chiesa santa Gianna Beretta Molla, che nella sua giovinezza ha cercato amorevolmente te, e a te ha portato altre giovani, impegnandole apostolicamente in testimonianza e azione cattolica e collocandole accanto a malati e anziani per essere loro di aiuto e di conforto.

Ti ringraziamo per questo dono di giovane amorevolmente impegnata e, sul suo esempio, donaci di consacrare la nostra vita al tuo servizio e alla gioia dei fratelli.



Gloria al Padre…



O Gesù, Redentore degli uomini, tu chiamasti santa Gianna a svolgere la missione di medico, a sollievo dei corpi e delle anime, vedendo te stesso nei fratelli sofferenti e nei piccoli indifesi.

Ti ringraziamo per esserti mostrato in questa tua Serva come “uno che serve” e che lenisce il dolore degli uomini. Accogliendo la sua lezione, fa di noi generosi cristiani al servizio dei fratelli, particolarmente di coloro ai quali partecipi la tua croce.



Gloria al Padre…



O Dio, Spirito santificatore, che ami la Chiesa quale tua Sposa, tu infondesti nel cuore di santa Gianna un po’ del tuo amore, da effondere in una chiesa domestica per collaborare nel tuo meraviglioso piano di creazione donandoti nuovi figli, affinché ti potessero conoscere e amare.

Ti ringraziamo per questo modello di sposa e, per la sua incoraggiante testimonianza. Dona alle nostre famiglie la serena e cristiana presenza di spose impegnate a trasformare le nostre case di uomini in cenacoli di fede e di amore, in generosa operosità e santificante servizio.



Gloria al Padre…



O Dio, creatore e amante dell’essere vivente, tu fosti accanto a santa Gianna, quando si trovò nel dilemma di salvare o la propria vita o quella della creatura che, quale dono atteso, portava nel grembo. Fidando solo in te e richiamando il tuo comandamento a difesa della vita, trovò il coraggio di compiere il suo dovere di mamma e dire “sì” alla nuova vita, sacrificando generosamente la propria, coronando una vita cristiana esemplare.

Per intercessione di Maria, Madre di Gesù e sull’esempio di Gianna, disponi tutte le madri ad accogliere con amore ogni vita nascente e sostienici tutti nel rispetto ad ogni vita.

Donaci la grazia che attendiamo… e la gioia di ispirarci a santa Gianna quale modello di giovane, di sposa, di madre e di medico che, sull’esempio di Gesù, sacrificò se stessa per la vita del prossimo.



Ave, o Maria…



con approvazione ecclesiastica – + Angelo Mascheroni, Vescovo ausiliare di Milano



Per riferire grazie ricevute o richiedere pagelline preghiera scrivete a:

Fondazione Santa Gianna Beretta Molla

Via Monte Rosa, 2 - 20010 Mesero (Milano).

L A B E A T I F I C A Z I O N E

L A B E A T I F I C A Z I O N E



Ispiratore della Causa di Beatificazione di Gianna è il Cardinale Giovanni Battista Montini, Arcivescovo di Milano, divenuto papa Paolo VI nel 1963.

Il 6 novembre 1972, il cardinale Giovanni Colombo, Arcivescovo di Milano, con il parere favorevole della Conferenza Episcopale Lombarda, promuove la Causa di Beatificazione della Serva di Dio Gianna Beretta Molla e chiede che siano raccolti atti e documenti informativi.

L’11 aprile 1978, il cardinale Giovanni Colombo e i 16 Vescovi della Conferenza Episcopale Lombarda chiedono al papa Paolo VI l’introduzione della Causa di Beatificazione della Serva di Dio, e il 27 aprile 1978 la Curia Arcivescovile di Milano trasmette alla Congregazione delle Cause dei Santi atti e documenti informativi raccolti.

L’8 febbraio 1980, la Congregazione autorizza l’Arcivescovo di Milano ad emettere il decreto per l’introduzione della Causa, e il 15 marzo 1980 papa Giovanni Paolo II conferma tale autorizzazione.

Il 28 aprile 1980, il cardinale Carlo Maria Martini, nuovo Arcivescovo di Milano, decreta l’introduzione della Causa e indìce il Processo Cognizionale su vita e virtù della Serva di Dio, Processo che si conclude il 21 marzo 1986.

L’11 aprile 1986, tutti gli atti del Processo Cognizionale vengono consegnati, alla presenza del cardinale Carlo Maria Martini, al postulatore Padre Bernardino da Siena per la Congregazione delle Cause dei Santi. Il 9 dicembre 1990 subentra come postulatore della Causa di Beatificazione Padre Paolino Rossi, essendo mancato Padre Bernardino da Siena, molto anziano.

Il 6 luglio 1991, papa Giovanni Paolo II firma il Decreto che riconosce l’eroicità delle virtù della Serva di Dio. Con questo atto Gianna diventa Venerabile.

Il 21 dicembre 1992 papa Giovanni Paolo II firma il Decreto di validità del miracolo attribuito all’intercessione di Gianna, verificatosi nel 1977 a Grajaù, Stato del Maranão, Brasile, a favore di Lucia Silva Cirilo, una donna di 28 anni, di religione protestante, alla quale fu fatta diagnosi di fistola retto-vaginale puerperale, in paziente con taglio cesareo ripetuto per feto pre-morto. Ella guarì da tale fistola, della grandezza di un dito, a prognosi infausta quoad valetudinem senza un intervento chirurgico riparatore, in poche ore e senza alcuna terapia, dal pomeriggio, quando fu visitata dal medico che ne constatò la presenza, alle ore 9 circa del mattino seguente, quando lo stesso medico ne constatò la perfetta cicatrizzazione.



Il 24 aprile 1994 Sua Santità Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro, proclama Gianna Beretta Molla Beata come “madre di famiglia”.

Il giorno dopo la Beatificazione, nel discorso durante l’udienza ai pellegrini nell’aula “Paolo VI”, Sua Santità dice di Gianna “Quale eroica testimonianza è la sua, vero canto alla vita, in stridente contrasto con una certa mentalità oggi dilagante! Possa il suo sacrificio infondere coraggio in quanti si adoperano, mediante l’impegno personale e comunitario, nel Movimento per la Vita e in altri simili organismi, perché la dignità intangibile di ogni umana esistenza sia riconosciuta, dal momento del concepimento sino al naturale tramonto, come valore prioritario e fondante rispetto ad ogni altro diritto umano e sociale.”…



E si addice benissimo a Gianna quanto San Paolo scrive nella lettera ai Filippesi, e che la Chiesa ha inserito nella liturgia della Santa Messa per la sua festa votiva, fissata da Sua Santità il 28 aprile:

“Fu una donna serena e colma di gioia; amò “tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode”(Filip. 4,8).

L A C A N O N I Z Z A Z I O N E

L A C A N O N I Z Z A Z I O N E



Dopo la solenne beatificazione di Gianna, avvenuta in Piazza San Pietro il 24 aprile 1994, si sono verificati vari fatti prodigiosi ottenuti grazie alla sua intercessione, tra cui è stato scelto e presentato alla Congregazione delle Cause dei Santi la guarigione della sig.ra Elisabete Arcolino Comparini, gestante brasiliana, della città e diocesi di Franca, São Paulo.

Dal 31 maggio all’1 agosto 2001 il Tribunale ecclesiastico di Franca ha istruito una regolare Inchiesta diocesana per l’ascolto dei testimoni e la raccolta della documentazione scientifica su questo avvenimento straordinario ottenuto per intercessione della Beata Gianna, verificatosi negli anni 1999-2000, a favore della sig.ra Elisabete, insegnante cattolica. Si tratta della sua guarigione completa, duratura, da rottura prematura pre-termine delle membrane alla sedicesima settimana di gestazione (11.02.2000), alla quarta gravidanza, con perdita totale del liquido amniotico ed evoluzione favorevole della gestazione con la nascita, alla trentaduesima settimana (31.05.2002), di una bambina, Gianna Maria, completamente sana.

Il 20 settembre 2001, Sua Ecc. Mons. Diógenes Matthes Silva, Vescovo di Franca, ha consegnato alla Congregazione delle Cause dei Santi l’Inchiesta diocesana.

Il 22 febbraio 2002, l’Inchiesta diocesana ha ottenuto il Decreto di validità.

Il 10 aprile 2003, la Consulta Medica si è pronunciata all’unanimità (5 su 5) sulla straordinarietà e inspiegabilità scientifica del caso.

Il 17 ottobre 2003, i Rev.mi Consultori Teologi hanno esaminato il caso, con esito positivo.

Il 16 dicembre 2003, i Rev.mi Padri Cardinali hanno esaminato il caso, con esito positivo.

Il 20 dicembre 2003, è avvenuta la Promulgazione del Decreto, con chiusura di tutto il processo sul miracolo, alla presenza del Santo Padre, che ha firmato il Decreto di validità del miracolo.

Il 19 febbraio 2004, è avvenuto il Concistoro del Santo Padre e dei Cardinali, con conclusione ufficiale del Processo di Canonizzazione e promulgazione della data.

Il 16 maggio 2004, Sua Santità Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro a Roma, ha proclamato Gianna Santa.

Nella sua omelia, il Santo Padre ha detto: “Dell’amore divino Gianna Beretta Molla fu semplice, ma quanto mai significativa messaggera. Pochi giorni prima del matrimonio, in una lettera al futuro marito, ebbe a scrivere: “L’amore è il sentimento più bello che il Signore ha posto nell’animo degli uomini”.

Sull’esempio di Cristo, che “avendo amato i suoi… li amò sino alla fine” (Gv 13,1), questa santa madre di famiglia si mantenne eroicamente fedele all’impegno assunto il giorno del matrimonio. Il sacrificio estremo che suggellò la sua vita testimonia come solo chi ha il coraggio di donarsi totalmente a Dio e ai fratelli realizzi se stesso.

Possa la nostra epoca riscoprire, attraverso l’esempio di Gianna Beretta Molla, la bellezza pura, casta e feconda dell’amore coniugale, vissuto come risposta alla chiamata divina!”

E si addice benissimo a Gianna quanto San Paolo scrive nella lettera ai Filippesi, e che la Chiesa ha inserito nella liturgia della Santa Messa per la sua festa votiva, fissata da Sua Santità il 28 aprile:

“Fu una donna serena e colma di gioia; amò “tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode”(Filip. 4,8).

T E S T I M O N I A N Z E D E L M A R I T O

T E S T I M O N I A N Z E D E L M A R I T O



Nell’aprile 1971 Pietro Molla scrive il libretto: “Gianna Molla Beretta. Scritti, ricordi, testimonianze”, e lo dedica ai suoi figli, Pierluigi, Laura e Gianna Emanuela. Apre il libretto con questa sua testimonianza:

“La vita della Mamma è un atto ed una azione perenne di fede e di carità, è un ricercare senza sosta, per ogni decisione e per ogni opera, la volontà del Signore, con la preghiera e la meditazione, la Santa Messa e l’Eucarestia, è un realizzare continuo i precetti ed i consigli evangelici, anche quelli che chiamano alle vette del dovere, dell’apostolato e dell’amore, sempre, anche quando il sacrificio che ne consegue è quello della propria vita.”



IL 28 aprile 2002, nel quarantesimo anniversario della nascita al cielo di Gianna, Pietro scrive: “Gianna, sento vivissima la tua presenza nel ricordo dei sei mesi di fidanzamento, dei sei anni e mezzo di vita matrimoniale e familiare di gioia piena e perfetta con i nostri figli. Quando il Signore ti ha chiamata in paradiso, quarant’anni orsono, abbiamo continuato, pur nella sofferenza, a sentirti sempre più presente e vicina, nostra protettrice dal Cielo, e dal giorno in cui la nostra Mariolina ti ha raggiunta siete per noi i nostri angeli custodi.

Hai vissuto tutta la tua vita nella grazia di Dio e ringraziando Dio per ogni cosa bella e buona ricevuta, con il sorriso di chi trasforma la gioia ed il bene ricevuti nella gioia da dare al prossimo, con il sorriso sereno e gioioso di chi ha Gesù nel cuore e ne fa il suo riferimento privilegiato, quel sorriso che arriva al cuore e all’anima, che cura e rassicura, che dà un senso di serenità e di pace.

Carissima Gianna, con il tuo sorriso continua ad essere il nostro angelo custode, ad infondere in tutti coloro che sono in difficoltà e soffrono la tua forza d’animo, la tua fiducia nella Divina Provvidenza, la tua speranza, la tua serenità, il tuo coraggio e la tua gioia di vivere, e aiutaci ad essere sempre più degni di un sorriso così grande e benefico.”



Nozze d’oro di Gianna e Pietro

1955 - sabato 24 settembre - 2005



Di quel mattino di sabato 24 settembre 1955 sento ancora oggi la commozione indicibile che mi prese all'improvviso scrosciare di battimani, in tutta la Basilica di San Martino di Magenta, nel momento in cui la mia amatissima Gianna entrò in Chiesa, accompagnata dal fratello maggiore Francesco, sino al suo arrivo all'altare delle nostre Nozze!

“Grazia più grande e più desiderata non poteva farmi la Mamma Celeste, l’invocata Madonna del Buon Consiglio della mia devota Chiesetta di Ponte Nuovo”, come scrissi a Gianna il 22 febbraio 1955. In questa Chiesetta, su invito di Gianna, da me accolto con tutto l’entusiasmo, feci il Triduo di S. Messe e S. Comunioni, il 21-22-23 settembre, per prepararmi spiritualmente a ricevere il Sacramento dell’Amore; Gianna fece il Triduo nel Santuario dell’Assunta a Magenta. “La Madonna unirà le nostre preghiere, desideri”, mi scrisse Gianna il 4 settembre, “e poiché l’unione fa la forza, Gesù non può non ascoltarci ed aiutarci”.

Fu Gianna a chiedermi espressamente di sposarci proprio nella bellissima Basilica di Magenta, la “sua” Basilica, come era solita chiamarla, la Chiesa a lei più cara, dove, a pochi giorni dalla nascita, aveva ricevuto il S. Battesimo, dove aveva partecipato, con tanta assiduità e devozione, alla S. Messa, fatto visita e pregato tante e tante volte dinanzi al SS. Sacramento.

Per il mio carattere timido e riservato avrei preferito sposarmi in una Chiesetta sperduta in montagna, alla presenza di poche persone. Feci volentieri il sacrificio, veramente forte, di sposarmi in questa grande Basilica per accontentare la mia Gianna, che desiderava tanto sposarsi nella sua Parrocchia, dove era di casa, dove ancora oggi si avverte la sua presenza, si respira la sua aria, la sua grande fede e il suo grande spirito di preghiera.

Fu Gianna a scegliere personalmente i garofani bianchi per l’addobbo della Basilica, e, al termine della Cerimonia, donò il suo bouquet di fiori all’altare della Madonna, cui era tanto devota.

Don Giuseppe, fratello di Gianna, ha benedetto le nostre nozze e ricordo, in modo particolare, che ci ha affettuosamente esortato alla testimonianza del Vangelo ed alla santità, sul mirabile esempio dei loro “santi genitori”: per Gianna fu davvero profetica quella esortazione!

Da quel mattino cominciò per noi la pienezza della nuova vita: tutto un succedersi di giorni di gioie ineffabili, con i nostri meravigliosi bambini, e di serenità luminosa, di trepidazioni e di sofferenze, sino al mattino di quel sabato 28 aprile 1962 che vide Gianna salire al Cielo, raggiungendo la vetta dell’amore più grande che Gesù ci ha indicato.

E il Signore, nella Sua infinita bontà e misericordia, mi ha nuovamente benedetto, con un dono ed una grazia singolarissimi ed incommensurabili: mi ha “ridonato” una sposa e una mamma Santa, per i nostri figli e per il mondo intero!

Più volte penso e dico che non mi basterà l’eternità per ringraziare il Signore per il singolarissimo dono che mi ha fatto, tra i tantissimi doni che da Lui ho ricevuto e continuo a ricevere nella mia lunga vita.

A Lui, che mi ha concesso la grazia di vedere la mia amatissima Gianna elevata ai più alti onori degli altari, rivolgo ora la mia umile preghiera perché mi conceda anche la grazia di potermi inginocchiare dinanzi a lei, onorarla e pregarla nella “sua” Basilica di Magenta.

BIOGRAFIA DEL SERVO DI DIO - P. ALBERTO BERETTA ( fratello di S. GIANNA )


Padre Alberto Beretta - il suo nome di battesimo è Enrico - nacque il 28 agosto 1916 a Milano, rampollo di una famiglia profondamente religiosa, con sentimenti umano-cristiani ammirabili ed eccellenti.
I genitori Alberto Beretta e Maria De Micheli seppero trasfondere nei numerosi figli insegnamenti talmente radicali portandoli alla conquista di valori e carismi che hanno dell'eroico.
Enrico trascorse l'adolescenza e la giovinezza legato da una sincera amicizia con l'ingegnere chimico Marcello Candia. I due si scambiavano pareri ed opinioni sul futuro delle loro vite; entrambi frequentarono il Convento dei Frati Cappuccini di Viale Piave a Milano ed il loro consigliere e guida spirituale fu il famoso padre Genesio da Gallarate.
Più tardi il medico frequentò a Friburgo i primi due anni di teologia e completò gli altri presso i frati cappuccini di Piazzale Velasquez, pure in Milano, mentre il giovane ingegnere decise di farsi missionario volontario presso i padri del PIME di via Monte Rosa.
Concluso il corso teologico il Beretta venne ordinato sacerdote dal Cardinal Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, precedentemente era stato destinato alla Diocesi di Grajaù in Brasile, sotto l'obbedienza del Vescovo Mons. Emiliano Giuseppe Lonati, cappuccino. L'ordinazione ebbe luogo il 18 marzo 1948, mentre il viaggio per la nuova diocesi avvenne verso la fine dell'anno.
Il Vescovo di Grajaù, che da tempo coltivava l'idea di costruire un ospedale proprio per essere più vicino e più utile ai suoi diocesani, si valse dell'arrivo del giovane sacerdote e medico per attuare quell'antico suo desiderio e progetto.
La divina Provvidenza intervenne ancora inviando l'ingegnere Francesco Beretta, fratello del medico e l'aiuto dei missionari padre Francesco da Chiaravalle e padre Agostino Scanzi.
Si iniziarono così i lavori per la costruzione della grande e umanitaria opera. Tutto si svolse normalmente, anche se con difficoltà, mentre don Enrico decise di farsi cappuccino entrando, per breve tempo, nel noviziato della Custodia Provinciale del convento di Guaramiranga nel Cearà, professando in data 16 agosto 1961 e diventando padre Alberto.
E così ritornò a lavorare nella Diocesi in cui si era inserito: medico, sacerdote e, adesso, anche nella veste di frate minore cappuccino con la possibilità di attendere più efficacemente ai bisogni del popolo affidato alle sue cure. Affinché la sua professionalità fosse riconosciuta anche dallo Stato del Brasile, per padre Alberto fu necessario convalidare la laurea italiana sostenendo vari esami presso la facoltà di Porto Allegre applicandosi con impegno e gran forza di volontà.
É evidente che il fatto lo obbligò ad una maggiore preparazione e responsabilità, ma alla fine ottenne ottimi risultati con l'aiuto anche della Grazia che gli venne dall'alto. In più ebbe la possibilità di approfondire lo studio delle malattie tropicali, in Europa a volte poco considerate.
Da tutto ciò nacque il vantaggio di conoscere più profondamente l'ambiente in cui avrebbe svolto la sua attività, guadagnando inoltre la stima della classe medica locale.
Chiusa questa parentesi il missionario ritornò al campo del suo apostolato e qui trovò che la costruzione del nuovo ospedale procedeva a pieno ritmo e che la struttura era pronta, almeno in buona parte, per un immediato funzionamento.
Assistette e provvide alla sistemazione della sala operatoria per possibili ed urgenti interventi chirurgici ed egli stesso fu anche medico-chirurgo molto abile, ben formato da studi e corsi di specializzazione.
Non gli sfuggì però che le finalità principale della sua missione erano l'evangelizzazione e l'annuncio della Parola di Dio.
Ed è proprio in questi intenti che maggiormente si applicò, dando ali al suo zelo di apostolo in terra brasiliana. Fu veramente ammirabile e la sua figura divenne carismatica.
Nelle prime ore del pomeriggio di ogni sabato partiva per le diverse località che da lui sarebbero state assistite non solo per la salute del corpo, ma anche per la salvezza dell'anima dei redenti. E qui si snodavano le celebrazioni eucaristiche e l'amministrazione dei sacramenti, con attenzione estrema per malati ed infermi.
Nel descrivere e ricordare ciò che dirò più avanti, offenderò certo l'umiltà e la riservatezza che caratterizzarono la sua persona.
Gli chiedo scusa, ma non posso nascondere la mia ammirazione nei suoi confronti e ciò che da vicino ho potuto constatare nei tre anni vissuti come superiore e parroco della parrocchia dove ha costruito l'ospedale. Le sue opere possano testimoniare e glorificare il Padre celeste che sta nei cieli.
Come medico egli curò, accolse ed operò gli ammalati gli infermi, ricevuti in ospedale o visitati da lui direttamente nelle loro case.
Egli era sempre disponibile in qualsiasi giorno, per tutte le 24 ore, incurante dei fenomeni atmosferici, da solo o accompagnato, a volte a piedi o a dorso di mulo, aiutato dalle suore cappuccine, da infermiere e volontarie da lui avviate alla professione.
Padre Alberto camminava con un passo affrettato, a volte svelto e ben deciso. Chi lo osservava con attenzione era in grado di notare che si trattava di un animo fiducioso e generoso. Tutti lo salutavano con chiari segni di riverenza, di rispetto e direi di venerazione. Non era raro udire espressioni di questo tipo : "Frei Alberto è un santo!".
Un medico russo, conosciuto a Rio de Janeiro, gli insegnò la tecnica della sterilizzazione e della preparazione della placenta, sostanza vitale, espulsa dal corpo della madre dopo il parto. Questa era raccolta dalle levatrici e posta in contenitori appositamente preparati e consegnati a lui in breve tempo.
Durante la notte poi, invece di riposare, si sacrificava nel preparare le dosi adatte all'età del paziente e suddivise negli otto giorni, per la cura del diabete, del reumatismo, dell'asma e malattie consimili.
I risultati erano spesso immediati già dalle prime applicazioni e si nutriva presto fiducia verso la guarigione, particolarmente quando la placenta era applicata nelle fasi iniziali del male.
Un'altra sua specializzazione riguardava la cura dell'organo visivo. Ogni anno, in date e tempi diversi, si assisteva al fatto impressionante della convocazione di persone arrivate da fuori per essere operate all'occhio dalla cataratta o da altri disturbi congeniti, come quello dell'indebolimento del cristallino.
Padre Alberto, previo appuntamento, programmava in grande scala questo incontro.
Preparava i pazienti all'intervento e aiutato da un collega appositamente chiamato dalla capitale dello Stato procedeva all'operazione.
A volte il numero dei pazienti raggiungeva anche le 50 persone ed in questa circostanza l'ospedale subiva una particolare trasformazione. Per affrontare dignitosamente la situazione, infatti, era purtroppo necessario portare nuovi letti nei corridoi e negli altri spazi liberi dell'ospedale.
L'intervento durava da due a tre giorni, soltanto padre Alberto rimaneva ad assistere i degenti sino alla data della loro dimissione.
Egli accoglieva e convocava preferibilmente i poveri ed i meno favoriti dalla sorte.
Circa la cura degli anseniani, padre Alberto, in un primo tempo, li assistette nel villaggio da loro costruito lontano dall'abitato e composto da casupole di fango coperte da foglie di cocco. Li curava anche spiritualmente celebrando per loro la S.Messa, predicando ed amministrando i Sacramenti.
Più tardi, per interessamento del Vescovo Mons. Adolfo Bossi e con il concorso di tanti benefattori, i disagi degli anseniani vennero mitigati con la costruzione di "Vila San Marino" dotata di casette in muratura con servizi igienici, una chiesetta, il refettorio, le cucine e le abitazioni del personale sanitario. In questo luogo, ampliato e migliorato anche dal successore Mons. Valentino Lazzari, gli ammalati furono curati in modo più efficace e molti di loro poterono tornare a casa guariti.
Infine, vale ricordare che nel recinto dell'ospedale c'erano anche due fabbricati con locali e ambienti igienicamente disposti, attrezzati ed adeguatamente isolati per ricevere i malati tubercolotici affetti da malattie contagiose della pelle e con segni della terribile e dolorosa malattia della lebbra.
Sicuramente grande è stata la generosità dei benefattori che hanno aiutato quest'opera, la volontà della Chiesa che l'ha voluta, la dedizione e i sacrifici di chi l'ha fondata e amministrata.
La figura estremamente caritatevole del dott. padre Alberto non solo godette fama nella città di Grajaù dove fu costruito l'ospedale, ma anche presso i medici sia dello Stato del Maranhao, che in tutto il territorio della nazione ed in modo particolare nel sud del Brasile dove lui si recava spesso per i viaggi urgenti ed inerenti l'esercizio della sua professione.
Purtroppo padre Alberto, proprio in uno dei suoi viaggi apostolici di sacerdote, fu vittima di una fatale congestione cerebrale che lo costrinse ad abbandonare definitivamente il suo lavoro di missionario ed evangelizzatore. L'attacco gli paralizzò la lingua e lo rese semiparalizzato ad un braccio ed una gamba.
Portato d'urgenza nella Capitale dello Stato ricevette le prime cure e fu poi trasferito dai parenti nell'ospedale della sua terra d'origine. Dopo una degenza di parecchi mesi presso il Policlinico di Ponte S. Pietro (Bergamo), con il consenso dei superiori, attualmente vive, ormai da 17 anni, nella casa materna, amorosamente curato dal fratello don Giuseppe e dalle sorelle Zita e madre Virginia, sotto la guida del dottor Marcello Odorizi.
Lì continua da infermo ad offrirsi in sacrificio a Dio, pregando e ricevendo inoltre aiuti materiali ed offerte per la conservazione e gestione del suo ospedale "San Francesco d'Assisi" da lui amministrato e tanto amato.
Alcuni mesi prima dell'incidente occorsogli, seguendo l'esempio dell'amico dott. Candia, d'accordo con Mons. Lazzari, allora vescovo di Grajaù, l'ospedale venne donato dalla Prelazia all'Ordine dei padri camilliani brasiliani di San Paolo, i quali si sono inseriti egregiamente, tant'è che l'istituzione è ancor oggi in piena attività e la sua nobile missione è un vero miracolo per quelle regioni lontane, difficili, problematiche e vicinissime alla gigantesca e misteriosa foresta amazzonica.
Oggi, ricordando ancora con nostalgia quell'opera cristiano-umanitaria, padre Alberto si mantiene sereno, sorridente, come quando lavorava in piena attività di sacerdote, di medico e missionario.
É vero Gesù insegna: " Non sappia la tua destra...", ma io grido: "Che tutti sappiano e conoscano la sublime dedizione alla propria vocazione in questo mondo in cui ci sono molte persone mediocri. E gridiamolo dai tetti per far conoscere questi uomini chiamati da Dio a tanto sublime eroismo".


Autore: Padre Paolino Pegurri


Fonte:
www.missioni.org